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Written by 7:35 am interviste Views: [tptn_views]

LEON

A che punto della sua storia era il clubbing italiano e quali sono gli scenari che ti vengono in mente ricordando quegli anni?

Inizio con una frase che dico spesso quando esce fuori questo discorso, mi reputo fortunato di aver vissuto determinati momenti, gli anni 90 e i 2000 del clubbing in generale, non si ripeteranno mai, gli anni più belli musicalmente e non solo.

Gli scenari che mi vengono in mente sono diversi, comunque Riccione del 1995 fino a inizi 2000 è stata qualcosa di incredibile, la culla europea di un movimento che oggi tutti conosciamo, tra promoter, dj e locali sono stati tutti MAESTRI di ciò che esiste oggi, quindi ho detto praticamente tutto, potete solo immaginare cosa è stato…UN FILM!

Io iniziai nel 1995 ad innamorarmi della musica house perché alcuni dj locali facevano feste private e suonavano house e italo disco cosi iniziai a comprare vinili e a non capirci più nulla, ero drogato di tutto quel movimento, poi iniziai a frequentare determinati club con amici più grandi e conoscere altri dj e tutto andò in salita perché ero innamorato con un unico pensiero in testa quello di diventare un bravo dj e di far ballare più gente possibile nella mia vita.

Sfogliando l’album dei ricordi di questo periodo, quali sono i “frame” più evocativi per te?

Erano anni d’oro, c’era tanta energia in giro, tra gli artisti, i producer, i promoter, i pr e tutti i clubbers, era una community molto grande che stava scuotendo tutto il sistema sociale di quegli anni, creando movimenti paralleli nella moda, nell’arte in generale nelle culture di tutta europa, perché le persone si spostavano, il club non era solo il weekend non era solo in Italia era anche Londra, ibiza, New York…

Io ho iniziato suonando con amici e per amici, poi frequentando sempre posti giusti come appunto Riccione che era la mecca in europa, Ibiza ed anche Londra, ho iniziato a farmi degli amici importanti che iniziarono a darmi delle occasioni e piano piano con tanti sacrifici e soprattutto senza prendere un centesimo suonavo e mi guadagnavo una certa reputazione arrivando cosi ad avere un bel seguito di gente che si spostava per sentirmi suonare, ecco come arrivai al Cocoricò, facendomi le ossa in un noto locale a casa mia a Teramo e girando un pò nella riviera romagnola e non solo, mi facevo vedere, ero sempre in consolle, girano con le musicassette con i miei mixati…

Sono 20 anni che metto i dischi al Cocoricò 🙂

I frame più evocativi sono i primi passi dentro al Titilla quando Dj Ralf suonava e faceva della musica pazzesca, a volte piangevo mentre ballavo, quando a Ibiza ero con Danny Tenaglia nel 2001 e lo sentii suonare 12 ore, quando sentii la prima volta Laurent Garnier, quando misi piede al Turnmills di Londra dove c’era Danny Rampling, al Sound Factory di NY o allo Space a Miami! Wow …

Tu come sei riuscito a portare la tua musica sotto gli occhi di Steve Lawler?

Quando ci fu il periodo della Minimal, esattamente MINUS io smisi di emozionarmi e andai in depressione, per almeno un paio di anni mi fermai nonostante il bel giro che avevo preso, dissi tra me e me ma che cazzo sta succedendo, non riesco ad essere me stesso con questa roba, non mi piaceva, la trovavo senza anima e corpo, era anche abbastanza comprensibile, venivo da un periodo 1995 al 2005/2006 dove la musica elettronica ha cacciato le sue migliori cose mai fatte tutt’ora di moda, quindi per me era difficile accettare che tutti erano fuori di testa per la Minimal, allora mi misi in studio e capii che l’unico modo per tornare ad emozionarmi e dare uno svolta alla mia vita era produrre, non fu facile, i programmi erano difficili da usare specialmente se non avevi nessun aiuto, ma alla fine con un pò di tempo e sacrificio feci una decina di tracce, le mandai a tutti praticamente, senza rendermi conto di nulla, mi sentivo perso, senza un plan, una strategia, senza nulla, ma furono suonate da tutti e iniziarono a scrivermi tutti, loco dice, Luciano, Ricardo, e fu in quel momento che Steve Lawler durante il WMC di Miami mi contattò per dirmi se volevo iniziare a lavorare con lui perché le mie tracce erano tra le più forti a Miami e che tutti le stavano suonando, soprattutto quando Pete Tong live da Miami nel suo radioshow sulla bbc radio1 mise “in da factory” come “essential new tune” cioè il disco più forte della conference!!! la mia prima traccia su VIVA MUSIC è storia e rivoluzionò il modo di fare musica, tornarono i sample house, i vocal hip pop, gli scratch, cera tanta house di NY in quella roba, c’era tanto ghetto, tanta strada, io frequento New York esattamente dal 2001, la mia seconda casa!

DJ MAG disse che “in da factory” fu una delle tracce dell’anno e cambiò le sorti in tavola e molti tornarono a fare house music e si allontanarono dalla minimal, potete immaginare come tutto ciò cambiò la mia vita in pochissimo tempo!

Poi ci furono release su Cecille, Cocoon, Saved, Defected, Soma e tanto altro.

Chi più e chi meno, nella vita tutti ci troviamo ad affrontare dei momenti di difficoltà, e nella maggior parte dei casi lasciano un segno. C’è stato un momento della tua vita in cui hai affrontato un ostacolo che ti ha segnato?

Purtroppo si, un momento molto difficile, ero giovane e carico di idee, di forza e volontà nel raggiungere il mio sogno, ma una brutta situazione familiare mi ha destabilizzato e cosi come una doccia fredda mi ha cambiato, non so ancora oggi se in meglio o in peggio perché è stata una situazione non facile da gestire soprattutto all’età di 22/23 anni.

L’unica cosa da fare era quella di lasciare tutto il resto e dedicarsi alla famiglia, risolvere un problema grande e serio, che ti fa dormire poco la notte, che ti toglie l’appetito che ti fa riflettere molto, ti mette a dura prova con le persone che ami, ma attraverso quel momento io ho trovato tanto coraggio e tanta forza per essere migliore e raggiungere i miei obbiettivi, ve lo giuro, è stata un esperienza di vita che mi ha segnato molto, ma ho saputo cogliere l’attimo e prendere la sofferenza e trasformarla in qualcos’altro, qualcosa per me, per rendermi migliore.

Marco, o chi per lui, in che modo ti contattarono? Quali sono i ricordi della tua prima serata con Music On?

Sono stato il primo ad essere inserito nel progetto Music On quando Carola insieme al suo Team decise di farlo, fui onorato, lavoravo con lui da 12 mesi quindi per me fu qualcosa di emozionante e speciale.

Entrai in Orbeat l’agenzia di Luca Piccolo e Marco l’anno prima e giravo con marco in tutta europa a fare warm up per lui, Marco cercava un dj che gli apriva le serate nei migliori club e festival del mondo, Sunwaves, Sonus, e tanto altro, ricordo che Marco mi portò con lui la prima volta al Rex di Parigi e mi venne a sentire e a quanto pare gli piacqui e da li iniziò tutto, siamo entrati in sintonia perché amiamo troppo la musica, io ero li al suo fianco ad osservarlo, e mi piaceva caso tanto vederlo suonare, creativo, perfetto nella tecnica, mai banale, poi tanti viaggi insieme, chiacchiere, consigli, tutto molto bello direi.

Il mio primo Music On a ibiza in terrazza all’amnesia fu pazzesco, ricordo che eravamo tutti abbastanza tesi, sai la prima è sempre la prima, poteva anche non andare bene, ma fu un grande successo e subito ci rendemmo conto della magia del party!

Il resto è storia.

Perché i Dj emergenti italiani devono aver sfondato all’estero prima di essere presi in considerazione nella scena italiana? non hanno la stessa visibilità? Quali trovi siano gli errori maggiormente commessi?

6 la situazione post covid è fuori controllo, non ho delle risposte ben precise a tali domande, c’è una confusione in giro assurda, posso però dire che oggi i dj/producer nostrani sono tra i migliori in assoluto, nella tech, nella proggy (tanti escono e lavorano per afterlife, innervisions, dynamic) e soprattutto nell’underground (vedi outcast, after caposile e tanti altri)

Questo è importante più che mai perché la musica arriva a tutti e se la musica è buona e piace allora vieni chiamato per esibirti e come arriva dall’altra parte del mondo arriva anche qui da noi, il problema è forse che il meccanismo è sbagliato, perché la mentalità in questo meccanismo/circuito è un po’ chiusa e prima che qualcuno arrivi a chiamarti per suonare in un club o festival ti dovrai far notare all’estero, nelle Line Up di un certo livello, nel club di un certo livello, con dei content social di un certo livello ecc ecc …

(Non vorrei scoraggiare nessuno ma oggi purtroppo nella maggior parte dei circuiti non conta quasi più un cazzo la qualità musicale ma solo come sei sui social, purtroppo, è così assurdo tutto ciò’) …insomma non funziona proprio bene sta macchina qui da noi ma è sempre stato così ed io onestamente dopo tanti anni ancora non trovo la risposta e sono anche abbastanza stufo, io nel mio piccolo quando ho potuto ho cercato di aiutare, ho fatto tante collaborazioni con dj/producer giovani come ho fatto diversi b2b con artisti appena usciti di casa, ho una label dove do spazio a tanti italiani e sono stra felice di questo…ma non posso fare di più, non sempre trovo menti e porte aperte!!!

forse posso scrivere delle parole chiave al riguardo tipo Fastidio, Invidia, ignoranza, raccomandazioni, amicizie, ipocrisia…

Ad oggi d-Floor è un progetto chiuso o ci serberà alto in futuro? Cosa ti ha spinto successivamente a lanciare Futura e cosa la differenzia da ciò che offre il mercato?

Dfloor vecchio progetto con Pirupa e Nice7 … un bel periodo, pensa che la prima produzione sul mercato di Patrick Topping fu su DFLOOR!!!

Oggi c’è FUTURA che oltre ad essere una label aperta come sonorità è anche un party itinerante, con appuntamenti a Londra, Ibiza, Amsterdam, New York e tanto altro, un progetto ambizioso e non semplice ma ciò che è semplice non è poi così soddisfacente!

Mi sono fatto il culo 20 anni affrontando squali e coccodrilli ora niente mi fa più paura quindi con FUTURA faccio quello che voglio, dopo una carriera così non devo stare a giustificare ne spiegare nulla a nessuno! Tutto ciò che esce sulla label mi piace e lo propongo nei miei set, non ci sono ne raccomandati ne utilizzo la label per chiedere favori, investo in ciò che mi piace e ho degli obiettivi da raggiungere, passo dopo passo, con il giusto tempo e le giuste persone … non ho fretta, chi ha fretta nell’arte semplicemente non fa arte

Riesci a far coincidere Leon con Ruggero in relazione alla persone a te care? Credi che Leon ti abbia limitato nel vivere la tua vita personale?

Ho raggiunto un età in cui mi sono un po’ stufato a prendere aerei, a stare negli hotel, a vivere nei ristoranti, a stare spesso da solo, prima dell’arrivo di mio figlio, di Alice e quella che oggi è parte della mia famiglia non mi pesava girare il mondo ogni mese, vivere sempre sotto pressione, di notte, ma soprattutto con la nascita di mio figlio tutto è cambiato, questo lavoro come tutti è formato da cose positive e cose negative, quest’ultime però rispetto a una persona che di lavoro fa qualsiasi altra cosa sono più accentuate e complicate, io sono sempre alla ricerca di una visione, di un sogno, sono sempre al telefono, lavoro in continuazione, tra musica, label, gigs, management…quindi viversi una vita con me ancora oggi nonostante ho rallentato un po’ è comunque difficile.

Il fatto che sono Leon non mi ha limitato tantissimo ma comunque i figli crescono, le responsabilità aumentano, le aspettative anche e quindi visto e considerato che voglio essere un bravo padre e cerco di essere anche un bravo amante ho dovuto un po’ rallentare con le gigs, giusto un periodo qualche anno semmai, così sarò vicino ai miei ragazzi nella loro età più difficile ma più importante per me, anche perché fisicamente ti stanchi il doppio, perché quando rientri a casa non hai molto tempo per riposarti, la mia routine, la mia quotidianità è piena di cosa da seguire, si corre, una volta partivo il venerdì e rientravo la domenica oppure partivo per 2/3 settimane in tour ma quando tornavo avevo tempo per me per il riposo in una casa isolata senza nessuno e senza un rumore … oggi tutto ciò è IMPOSSIBILE ma va bene così, nella vita l’amore è una cosa incredibilmente importante, avere una persona o figli con cui condividere emozioni è assolutamente necessaria, la famiglia è il punto di riferimento più grande e importante della tua vita.